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NEMA – Next Emerson Museo Autogestito

Il muro

Un muro è un muro, e tale rimane, ma la forza espressiva di una parete resa tela è qualcosa di difficilmente predicibile. L’essere umano è un buffo animale che macina simboli, fortemente determinato dalla società e dall’ambiente in cui vive. Ma entrambe le cose, a loro volta, vengono influenzate dalla forza dei simboli macinati dall’animale: è un circolo, qualche volta vizioso. L’arte, in quanto “cultura”, è nello specifico una delle più potenti macinatrici di materiale simbolico.
Domandiamoci ora: cosa significano o potrebbero rappresentare le pareti fatte tela di una fabbrica dismessa? La risposta dipende dal contesto socio-culturale in cui si trovano inserite…

Il nEXt Emerson

… Il nEXt Emerson è un centro sociale occupato da 12 anni, un esempio di recupero di un’area dismessa, su cui il mercato immobiliare avrebbe voluto edificare villette in una zona di pregio, e sul quale è stato possibile invece realizzare un esperimento di autogestione che ha ridato una valenza sociale e politica a quei luoghi abbandonati dalla produzione. Il termine politico va inteso nel senso più ampio del termine, come volontà di prendersi cura della polis, del contesto urbano nel quale lo spazio è inserito. La sudditanza al mercato non permette spesso di effettuare le scelte giuste, ma solo quelle economicamente convenienti, presentate come le sole possibili, le uniche razionali. Noi abbiamo cercato di fare scelte coerenti sulla base di considerazioni etiche piuttosto che dettate dai deliri del mercato immobiliare, della finanza, degli interessi economici, della real politik dell’industria del mattone, delle etichette e agenzie musicali, delle grandi case editrici, della predominante arte alta dei circuiti artistici istituzionali, degli imperi delle palestre stellate. Negli anni abbiamo costruito uno spazio pubblico, anche attraverso l’accettazione della fatica e delle difficoltà che i percorsi di autogestione comportano, un luogo partecipato, pensato e mantenuto in vita dal sudore e dall’impegno delle persone che ne fruiscono, non solo perché offre dei servizi alla comunità. Il concetto di partecipazione è per noi fondante dell’idea di spazio pubblico. Non si tratta di predisporre un luogo di solo attraversamento, ma far sì che lo spazio sia veramente sentito instaurando un rapporto di (ri)costruzione comune.

I muri del nEXt Emerson

I muri del nEXt Emerson vorrebbero essere un esempio di questo sentire, della costruzione di qualcosa di diverso rispetto ad un ambiguo non luogo deputato al consumo. Non pensiamo infatti esista la neutralità, nel costruire uno spazio pubblico necessariamente dovrà emergere una visione del mondo, ci siamo così posti in antagonismo al mercato del consumo artistico e sociale ponendoci in una direzione esplicita di “controcultura”. Viviamo in anni decisamente bui immersi all’interno di un potente caos informativo in gran parte teso a veicolare una sorta di pentacolo di concetti malsani: puntare il dito contro i più deboli, alimentare rancore, produrre e sfruttare la disperazione, mantenere un clima di continua tensione e paura, e in ultimo rifiutare la complessità del reale producendo semplificazioni basate sui quattro concetti precedenti.

A questa preoccupante liturgia professata con ogni media necessario, vorremmo sostituire una comunicazione in grado di veicolare concetti diversi: solidarietà, mutuo appoggio, inseriti in una visione del mondo antifascista, antirazzista, antisessista, in cui l’autogestione sia mezzo di maturazione e crescita collettiva, che non abdichi alla complessità del reale, ma sappia confrontarvisi.
Vogliamo poter costruire i nostri simboli e non esser costretti a fruire quelli dettati dall’alto, scegliendo di rappresentare ed esplicitare visivamente le nostre iconografie e le nostre idee sui muri che ci accompagnano e tengono in piedi giorno dopo giorno il centro sociale.

La proposta

La nostra proposta nel concreto vorrebbe essere una chiamata ai pennelli e alle bombolette per trasformare i muri interni e esterni dell’nEXt Emerson in un’esposizione permanente di opere che riflettano la sensibilità delineata sopra, legando fortemente l’espressione artistica alle tematiche politiche e sociali: si tratta di più di 2000 metri quadri di spazio. La sistemazione dell’area esterna con potature e organizzazione della vegetazione, contribuiranno a rendere ben visibili le vecchie e nuove creazioni al quartiere e a chi vorrà passeggiare all’esterno del centro sociale nelle giornate di apertura, o all’occasionale passante in via di Bellagio. La presenza pervasiva di tante opere vorrebbe essere un modo per accrescererne il potenziale comunicativo, una sorta di diapason pittorico.

In pratica: abbiamo iniziato a fotografare e catalogare quanto già presente all’interno e all’esterno del posto, per archiviarlo in un blog dedicato. Il percorso espositivo potrebbe avere un’appendice informatica che aiuti a seguirlo o permetta di approfondire e ampliare le tematiche affrontate, accompagnato magari da didascalie parlanti apposte sui pezzi e visite guidate ad hoc per rendere fruibile il più possibile, soprattutto all’esterno, la specifica ricchezza artistica del posto.

Se ti piace la proposta, ne condividi lo spirito e vuoi dare un contributo puoi contattarci alla
mail

assemblea @ csaexemerson.it

Se vuoi visitare gli spazi a disposizione puoi venirci a trovare direttamente al nEXt Emerson in uno degli orari di apertura o durante un’iniziativa.

Noi possiamo offrire ospitalità per il tempo necessario al completamento dell’opera all’interno del centro sociale, possiamo fornirti o ripagarti colori e materiale vario, non possiamo darti denaro in cambio della tua opera: nessuno di noi è pagato per quanto investe nel progetto nEXt Emerson, siamo tutt* volontar*, tutti i soldi delle sottoscrizioni sono reinvestiti nel posto: per ristrutturarlo, mantenerlo, svolgere al meglio e moltiplicare le già numerose attività presenti al proprio interno.