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Riconoscete qualcosa? Dal 9 al 23 febbraio 2019

Riconoscete qualcosa?

Un oggetto non appare mai come interamente dato, la soggettività gli attribuirà sempre un giudizio. Motivo per il quale in seguito ad una prima visione le proiezioni e le combinazioni che si apriranno alla nostra mente sotto forma di ricordo-immagine saranno ricche di particolari dati dalle nostre emozioni, trasferimenti di significato attuati individualmente da ogni persona, i quali, all’apparenza, potrebbero sembrare completamente estranei.

Ecco quello che abbiamo voluto dunque fare: dare spazio alla nostra visione, sottolineando che la realtà non è sempre reale in quanto tale ma può essere plasmata, manipolata sotto ogni punto di vista.

Siamo coscienti dell’immaginario costruito nel quale ci fanno vivere, la nostra realtà è proiettata in un universo che si riflette in un qualcosa di impossibile e dove tutto appare come omologato. Prendiamo la città ad esempio: è il luogo in cui viviamo tutti i giorni, il prodotto della società che ormai è stato completamente spogliato di qualunque tipo di personalizzazione. I materiali prediletti nella costruzione di nuove strutture sono tipicamente materiali privi di colore, freddi, statici, che trasmettono emozioni di inquietudine e di angoscia, molti palazzi finiscono infatti così per assumere spesso sembianze ostili. Aggiungiamo un pizzico di pubblicità ad ogni angolo dei quartieri ed il gioco è fatto: siamo calati all’interno di una pseudo-vita, realtà fittizia il cui obiettivo è quello di conformare i pensieri ed imporre falsi ideali.

Le città come le stesse abitazioni sono state uniformate andando ad incrementare la paura per il diverso, ed ogni intervento creativo spontaneo all’interno di queste è stato criminalizzato.

È proprio da questi spazi che ci circondano che abbiamo iniziato a pensare. Abbiamo deciso di prendere elementi ostili, che semplicemente non ci piacevano, li vogliamo decontestualizzare, cambiare l’idea che abbiamo di questi, reinterpretarli al fine di aprirli ad una nuova visione. L’importante dunque è riuscire a continuare a dare spazio alle nostre idee, alle nostre concezioni, alle nostre percezioni: chi ha mai visto d’altronde una donna osservare un uomo che svanisce attraverso un sipario sopra il cielo del tribunale? O il getto di una doccia diventare il campo visivo di una telecamera?

A cura di RibellArti

In mostra al NEMA – Next Emerson Museo Autogestito, a Firenze.
Dal 9 al 23 febbraio 2019

 

 

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